Minnesota Iceman: uomo primitivo o bufala?

Ricompare un’attrazione da sagra paesana degli Anni 60, e ci si interroga ancora sulla sua vera origine

Minnesota-Iceman-uomo-primitivo-o-bufala_h_partbA volte ritornano. È il caso del “Minnesota Iceman”, un’attrazione da sagra paesana che negli ’60 del XX secolo, negli Stati Uniti, sollevò un grande polverone. L’Uomo Glaciale in questione, infatti, fu prima dichiarato un esemplare di ominide sconosciuto da un illustre criptozoologo, fu poi definito un falso clamoroso da uno stimato museo e infine scomparve nel nulla. Fino ad oggi.

Il 3 luglio 2013, infatti, il misterioso reperto è tornato in pubblico dopo decenni di oblio. Ad averlo rintracciato ed acquistato è stato Steve Busti. Non propriamente uno scienziato, è vero, visto che è il titolare del “Museo dell’Assurdità” di Austin, in Texas. Ed è proprio qui che quel corpo- forse reale, forse no- alto circa un metro e ottanta, coperto di una fitta peluria e conservato sottozero è di nuovo visibile.

Ma facciamo un passo indietro, per conoscere la storia del “Minnesota Iceman”. Dobbiamo tornare al 1968, quando lo scrittore scientifico Ivan Sanderson e il naturalista belga Bernard Heuvelmans- considerato il padre della moderna criptozoologia- scoprono l’esistenza di una strana creatura, portata nelle fiere e nelle feste di paese del Mid-West americano da un tale, Frank Hansen, che lo presenta come “un uomo dell’Era Glaciale” conservato in un blocco di ghiaccio all’interno di una teca di vetro.

I due si recano a casa di Hansen, in Minnesota, per esaminare il corpo congelato, pensando che si possa trattare di un Uomo di Neanderthal rimasto intrappolato nel permafrost siberiano oppure di un esemplare di Bigfoot. Ci restano tre giorni, alla fine dei quali il dottor Heuvelmans si dice convinto di trovarsi di fronte ad un vero cadavere- sente l’odore di putrefazione, quando parte del ghiaccio si scioglie- e formula la sua ipotesi: è un ominide sconosciuto, ucciso di recente con un colpo di pistola o di fucile al volto, forse in Vietnam durante la guerra.

Heuvelmans ne è così sicuro, da scrivere un articolo scientifico sulla scoperta che ritiene epocale, dal titolo “Note preliminari su un reperto conservato nel ghiaccio: Ominide sconosciuto vivente”, per il bollettino del Reale Istituto di Scienze Naturali del Belgio. Lo studioso inventa anche un nome per la strana creatura: Homo Pongoides.
Anche Sanderson, entusiasta, pubblica un suo scritto sull’argomento, intitolato “Descrizioni preliminari sulla morfologia esterna di quello che sembra essere il corpo di un finora sconosciuto ominide vivente”, sulla rivista Argosy. È Sanderson a chiedere poi la consulenza dello Smithsonian Institution, nella persona del primatologo John Napier.

Ominide: dunque, un essere umano- seppur appartenente ad un ramo collaterale dell’evoluzione. Ma allora chi lo ha ucciso ha commesso un delitto? E chi se lo porta a spasso come un’attrazione è penalmente perseguibile? L’FBI decide di non indagare per omicidio, ritenendo il Minnesota Iceman solo una bestia, uno scimmione. Ma le autorità canadesi, durante un tour oltre confine, fermano Frank Hansen con l’intenzione di esaminare il cadavere congelato che tiene nel furgone. Solo grazie all’intervento di un senatore degli Stati Uniti l’uomo viene rilasciato e il suo prezioso carico non viene toccato.
La situazione, tuttavia, è destinata a cambiare drasticamente. Prima si fa avanti una donna, Helen Westring, che racconta di avere ucciso lei, centrandola con un colpo di fucile in un occhio, quella mostruosa creatura che l’aveva attaccata, nel 1966, in un bosco del Minnesota. Poi spunta il titolare di una ditta specializzata in effetti speciali, Howard Ball: sarebbe stato lui, insieme al figlio, a modellare nella gomma quel corpo per simulare un “uomo di Cro-magnon”.

Non solo. Hansen si rifiuta di far esaminare di nuovo il Minnesota Iceman. Sostiene che il vero proprietario sia un miliardario californiano. Nel frattempo, però, continua a girare gli States con la sua bara di vetro ed il suo inquietante contenuto che- dicono i testimoni- sembra diverso. Forse è proprio la copia prodotta da Ball? Non la pensa così John Napier, che alla luce di questi nuovi sviluppi conclude rapidamente la sua indagine dicendo: “Lo Smithsonian Institution è convinto che la creatura sia solamente una carnevalata fatta di lattice e peli. Il modello ‘originale’ e il cosiddetto ‘sostituto’ sono la stessa cosa”.
Caso chiuso, dunque. Il presunto ominide è solo una bufala e finisce rapidamente nel dimenticatoio. Per decenni, del Minnesota Iceman si perdono le tracce: sparisce letteralmente. Ma Steve Busti si mette in testa di ritrovarlo. Dopo mesi di indagini, scopre che Frank Hansen non se ne era mai separato: l’aveva tenuto con sè, nella sua vecchia casa, all’interno di un freezer.
Alla sua morte, una decina di anni fa, il misterioso reperto è passato nelle mani di un’altra persona che l’ha adesso venduta all’imprenditore texano. “Per quello che ne so, la creatura è stata abbattuta negli Stati Uniti, le hanno sparato in un occhio e ha un braccio spezzato”, ha raccontato all’Huffington Post.

Busti è ora il nuovo proprietario del corpo un tempo posseduto da Hansen: sta per diventare il pezzo forte del suo Museo dell’Assurdità- un posto perfetto. Ma il cacciatore di stranezze e bizzarrie non si sbilancia sulla reale natura del Minnesota Iceman e non ne ha diffuso alcuna immagine attuale. Chi lo vuole vedere, deve andare ad Austin, pagare il biglietto ed osservare di persona. Ha però diffuso, per la prima volta, una foto a colori, scattata negli anni ’60 e un po’ diversa da quelle circolate in precedenza.
In questo scatto, in primo piano, si vede un volto umanoide completamente ricoperto da una peluria rossastra, con le palpebre chiuse, imbiancato dal ghiaccio nel quale è immerso. È questo l’oggetto esaminato, con cura, dal naturalista belga e identificato, senza ombra di dubbio, come un reale corpo in decomposizione?
È difficile credere infatti che lo scienziato possa aver scambiato un pupazzo di silicone per un cadavere. Esistevano davvero un originale in carne ed ossa e una copia in lattice? Cosa ha lasciato in eredità Frank Hansen? E cosa è esposto, adesso, in Texas? E soprattutto, Steve Busti consentirà mai agli scienziati di oggi di effettuare l’esame del DNA sugli enigmatici resti?

Sabrina Pieragostini  su Panorama
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A Vicenza prendono per buona la bufala del tribunale che non esiste

gavel, glasses, law bookLa notizia errata, e non ancora rettificata dal Corriere della Sera, diffusa qualche giorno fa dal quotidiano di Via Solferino circa la destinazione al Tribunale di Giugliano di 63 magistrati, sta provocando reazioni come se essa fosse vera. In realtà i magistrati sono destinati al nuovo Tribunale di Napoli Nord, con sede ad Aversa nel Castello Aragonese, già pronto all’uso e che aprirà i battenti tra qualche settimana, con competenza su un’area che comprende un milione e mezzo di abitanti, in cui operano i clan camorristici più spietati d’Europa.

Il Tribunale di Giugliano era previsto da una precedente normativa e doveva avere competenza su un territorio molto meno vasto, ma quel tribunale non è mai partito, né ha avuto mai assegnata una dotazione organica. Il Giornale di Vicenza, lamentando che lì hanno solo 27 magistrati, ha criticato la decisione prendendo per buona la notizia dell’assegnazione a quell’inesistente tribunale di un così elevato numero di magistrati. Una lunga lettera al giornale milanese è stata inviata anche dal Sindaco di Aversa, ma per adesso non l’hanno ancora pubblicata.

un lettore attento
https://www.facebook.com/pages/Corriere-di-Aversa-e-Giugliano/283505488416630

fonte: corrierediaversaegiugliano.it

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Bufala!! Non condividere questa Spazzatura su Facebook !!

“Questa notizia spazzatura non è degna di alcun commento, veramente una bassezza inaudiata è tutto falso, articolo inserito per come è arrivato!

spazzura su facebookEnnesima bufala messa in atto dai delegittimatori del reato di clandestinità: circola in rete un fotomontaggio, condiviso a raffica da molti un po’ frettolosi e che si fidano troppo dei loro contatti di facebook. Come da immagine infatti vengono paragonati, senza dare ulteriori spiegazioni, un fantomatico africano “Ubuntu”, come il famoso software del sistema operativo Linux e un certo Carlo. Il primo individuo, il quale da pregiudicato fruirebbe di un alloggio da parte di un altrettanto fantomatico comune, è paragonato a un ottantenne piemontese incensurato che vivrebbe in un parco.

Se non fosse che, nella foto, riconosciamo il pluriomicida Charles (e non Carlo) Manson, che in carcere si incise una svastica sulla fonte, come si può anche notare guardando meglio la foto. Attenzione quindi sempre a ciò che si condivide e a ciò che condividono gli altri. Facebook può essere utile e portare a contenuti interessanti, ma talvolta è un veicolo di spazzatura.

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il prete: “Fai sesso con me e nonno andrà in paradiso”

SI TRATTA DI UNA NOTIZIA VERA non è una bufala ! 

Prete a un bambino di 7 anni:
“Fai sesso con me e nonno andrà in paradiso”

Il Belfast Telegraph racconta di un episodio emerso nel processo a carico di James Martin Donaghy, sacerdote condannato per 17 reati sessuali

Queste le parole e la dinamica :

Fai sesso con me e nonno andrà in paradiso.
Nel caso in questione il sacerdote avrebbe tentato di adescare il bambino sfruttando il momento della prima confessione prima della celebrazione della comunione. E da quel momento numerosi sarebbero stati gli episodi di violenza ai danni del piccolo.

donaghy-2Così James Martin Donaghy, sacerdote britannico, avrebbe adescato un bambino di soli 7 anni che gli aveva confessato le sue preoccupazioni per il nonno, da poco deceduto e – come gli ha spiegato il don – “che aspettava in purgatorio di salire in paradiso”

A seguito di un lungo processo, alla fine del 2011, Donaghy è stato condannato a dieci anni per un totale di 17 reati sessuali commessi tra il gennaio e il maggio 1989, tra cui quello di aggressione.

Secondo quanto emerso dal processo e contenuto negli atti del tribunale, “l’imputato ha così convinto il bambino in apprensione per il nonno morto da pochi giorni”.

Arrestato dopo la denuncia della madre del piccolo, Donaghy ha negato ogni accusa affermando addirittura di non conoscere il ragazzo. Ma nel lungo processo a suo carico il prete è stato condannato anche per questo caso.

Nella condanna il giudice ha parlato di Donaghy come di un “individuo spietato” e “predatore sessuale”, che ha usato la sua “personalità autorità” per abusare dei ragazzi.

Monsignor Noel Treanor, responsabile della diocesi di Down e Connor, ha dichiarato: “Sono profondamente addolorato per questa ulteriore rivelazione di abuso nei confronti di un minore. Prego che questa vittima che ha subito tali abuso possa ora trovare la forza interiore per riprendersi”.

FONTE: today.it

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“Archiviata procedura d’infrazione all’Italia per lo smog”. Bruxelles: “Bufala colossale

VI SEGNALO UN ARTICOLO TRATTO DAL GIORNALE ECO DALLE CITTÀ,
è molto interessante, leggetelo… SI TRATTA DI UNA NOTIZIA VERA

Abbiamo interpellato la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea sulla presunta archiviazione della procedura: “Nessuna procedura di infrazione è stata chiusa, e mai si era giunti al punto di quantificare la sanzione eventuale. Non commentiamo le bufale”.

375598La notizia riportata questa mattina da La Stampa, secondo cui la Commissione Europea avrebbe deciso di archiviare la procedura di infrazione per il superamento delle polveri sottili avviata il 29 gennaio 2009 a carico dell’Italia – commentata dallo stesso assessore Ravello nell’intervista – viene categoricamente smentita da Bruxelles.

Eco dalle Città aveva chiesto conferma alla Direzione Ambiente della Commissione Europea, e questa è stata la risposta: “Nessuna procedura di infrazione è stata chiusa, e mai si era giunti al punto di quantificare la sanzione eventuale. Non commentiamo le bufale“.

Inoltre, aggiungono dalla Direzione: “Le procedure in corso per violazione dei valori limite sono 17, l’unica ad essere stata archiviata è quella di Cipro (per raggiunta conformità con i valori limite).

articolo di elena donà per eco delle città

 

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Google sotto accusa per i finanziamenti ai negazionisti del cambiamento climatico

Vi segnalo un articolo “vero” comparso sul corriere di oggi

Bufera per il fundraising a favore del politico che definisce «una bufala» l’influenza dell’uomo sui fenomeni climatici

googleMILANO – Google finanzia i negazionisti del cambiamento climatico. L’azienda di Mountain View ospita oggi un evento di fundraising in favore del senatore Jim Inhofe, il più accanito tra i detrattori del cambiamento climatico al Congresso americano, che da anni fa campagna per convincere il pubblico a non credere alla comunità scientifica. E non si tratta della prima occasione in cui Google ha deciso di finanziare chi nega che il cambiamento climatico in atto sia anche e molto la conseguenza delle attività umane. Ma l’azienda difende le sue politiche energetiche verdi.

PRANZO A WASHINGTON – Il pranzo di finanziamento per il senatore repubblicano Jim Inhofe, con quote di partecipazione che vanno da 250 ai 2.500 dollari, si terrà oggi alle 13, ora di Washington, nella sede cittadina di Google in New York Avenue. Jim Inhofe è il senatore dell’Oklahoma che ha costruito la sua carriera politica su un’aggressiva campagna di negazione del cambiamento climatico e soprattutto dell’influenza dell’uomo sui fenomeni climatici, che lui definisce un «hoax», una bufala, un imbroglio (sarebbe, secondo il Senatore, la seconda truffa più magistrale mai commessa ai danni del popolo americano, dopo la separazione tra Stato e Chiesa). Membro di spicco della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, le sue posizioni e le sue dichiarazioni radicali e reazionarie (come, per esempio, paragonare l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti alla Gestapo) sono ben note, e contribuiscono alla campagna di contro-informazione rispetto ai dati e alle conclusioni condivise dalla quasi totalità della comunità scientifica mondiale.

CENA CON FACEBOOK – Il mese scorso l’azienda ha donato 50mila dollari al Competitive Enterprise Institute, la CEI, un’organizzazione ultra-conservatrice che ha promosso varie azioni legali per tentare di screditare la scienza del cambiamento climatico, accusando gli scienziati di frode e sollecitando le università a svelare la corrispondenza privata tra scienziati del clima e giornalisti. L’organizzazione è fortemente spinta dalla multinazionale Koch, nata nel 1940 come Wood River Oil and Refining Co, un impero il cui motore principale è il petrolio, grazie al quale David Koch – il residente più ricco della città di New York – si piazza nella classifica dei miliardari americani solo dopo Bill Gates, Warren Buffet e Larry Ellison. Charles e David Koch sono tra i maggiori donatori del Tea Party, il movimento di ultra-destra nel panorama politico americano. Alla cena di finanziamento annuale della CEI, Google è stato il maggior contribuente, e anche Facebook ha allargato generosamente il portafogli, versando una quota di 25mila dollari.

CRITICHE E UNA PETIZIONE – Il pranzo di Washington per Inhofe è la seconda occasione nel giro di poche settimane in cui Google, che si vanta di sviluppare «un web migliore e più attento all’ambiente» finanzia chi all’ambiente non fa certo dei favori. Il supporto di Google ai negazionisti del cambiamento climatico ha suscitato varie critiche, e gli attivisti hanno reagito, anche attraverso petizioni sul web, come quella lanciata dall’organizzazione Forecast the Fact («Prevedi i Fatti», le cui campagne si concentrano sulla diffusione dei fatti scientifici che riguardano il cambiamento climatico), con una grafica che scimmiotta quella del motore di ricerca più famoso del pianeta. Online circola anche una petizione diretta a Larry Page con la richiesta di cancellare l’incontro con Inhofe e di impegnarsi a non finanziare più i negazionisti. Il logo della campagna gioca con il motto di Google, chiede di «non finanziare il male».

IMPEGNO VERDE – Google dichiara di essere impegnato nella salvaguardia dell’ambiente, in particolare grazie a un investimento di 1 miliardo di dollari delle nergie rinnovabili e con la politica di risparmio energetico che verrebbe attuata nei suoi data center. Secondo quanto riportato dal Guardian, l’azienda ha in un primo momento rifiutato di commentare, ma un portavoce ha poi scritto in una mail che «organizziamo regolarmente raccolte di fondi per i candidati, di entrambe le parti, ma ciò non significa che sosteniamo le loro posizioni. E mentre siamo in disaccordo con le sue politiche rispetto al cambiamento climatico, condividiamo interessi con il Senator Inhofe rispetto agli impiegati e i data center che abbiamo in Oklahoma». Google ha infatti investito 700 milioni di dollari in due data center nello Stato, che peraltro si sostengono grazie all’energia eolica.

fonte : corriere

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Mafia al Nord: “Cibo criminale”, tutte le truffe della malavita servite sulla nostra tavola

Si segnala un libro-inchiesta di Mara Monti, giornalista del Sole 24 Ore e Luca Ponzi, della sede Rai dell’Emilia Romagna

Mafia al Nord: “Cibo criminale”, tutte le truffe della malavita servite sulla nostra tavola

Dal Prosciutto di Parma importato dall’estero e spacciato per italiano, ai pomodori cinesi, fino alla mozzarella di bufala “inquinata”. Nel loro libro-inchiesta Mara Monti, giornalista del Sole 24 Ore e Luca Ponzi, della sede Rai dell’Emilia Romagna, ricostruiscono, attraverso documenti, sentenze ed intercettazioni alcuni dei maggiori casi di frode alimentare che negli ultimi anni hanno scosso il nostro Paese

copj170.asp“E’ come se ogni italiano avesse aggiunto un posto a tavola per la criminalità organizzata: c’è un criminale che oggi sta seduto attorno a noi e che gode del fatto che, dovendo noi consumare dei pasti, paghiamo una parte di denaro in più rispetto a quanto dovremmo, a fronte di una qualità inferiore”. E’ stato Pietro Grasso, quando era procuratore nazionale antimafia, a definire attraverso una metafora il grande giro d’affari della malavita intorno ai prodotti cibari simbolo del Made in Italy.

Dall’olio di oliva extra vergine, al prosciutto di Parma, passando per le mozzarelle di bufala campana: un vero e proprio “banchetto” a cui la mafia attinge attraverso truffe e contraffazioni. E il risultato è un guadagno altissimo. Secondo alcune stime dell’Eurispes, il fenomeno dell’agromafia produce un fatturato di 12,5 miliardi di euro l’anno, mentre, dall’altro lato, le falsificazioni del marchio italiano nel mondo producono un danno per 60 miliardi di euro. “Italian sounding: così si definiscono i cibi che richiamano l’Italia ma che in realtà italiani non sono”.

Cibo criminale. Il nuovo business della mafia italiana” è proprio un libro inchiesta sul mondo del sommerso, che indaga su cosa si nasconda dietro le etichette del cibo che consumiamo. Mara Monti, giornalista del Sole 24 Ore e Luca Ponzi, della sede Rai dell’Emilia Romagna, ricostruiscono, attraverso documenti, sentenze ed intercettazioni alcuni dei maggiori casi di frode alimentare che negli ultimi anni hanno scosso il nostro Paese.

Così viene svelato il sistema utiliazzato dalla criminalità organizzata. Più viene impoverita la qualità del prodotto, più vengono arricchite le tasche della mala. Accade per il prosciutto di Parma, importato dall’estero e spacciato per italiano attraverso la falsificazione del marchio di riconoscimento. “E’ il business dei prosciutti sbollati – scrivono i due giornalisti – si sostituiscono i marchi di provenienza per modificarne il valore commerciale, ma accade anche che vengano spedite partite di merce avariata”. Un affare da decine di milioni di euro l’anno.

Lo stesso per la mozzarella di bufala, orgoglio della tradizione campana: “Della mozzarella di bufala esiste un mercato parallelo della contraffazione, che secondo alcune stime smercia ogni anno circa 8 milioni di chili di mozzarella taroccata in Italia e all’estero”. Sono molti i casi in cui il prodotto venduto con il marchio Dop (quello che certifica la denominazione d’origine protetta), infatti, viene realizzato in realtà con latte congelato, contravvenendo alle regole di produzione.

Ma la truffa coinvolge anche tanti altri simboli tricolore, come l’olio extravergine d’oliva. Importato da Spagna, Tunisia e Grecia e rivenduto sui mercati come italiano. O i pomodori pelati, l’ “oro rosso” del nostro Paese, in realtà prodotto Cina. Fino ad arrivare al riciclo dei formaggi scaduti “provenienti dall’Asia e dai Paesi dell’Est e destinati a diventare false eccellenze del Made in Italy”.

Il business va oltre e riesce a mettere le mani anche sui fondi europei. “I boss usano la comunità europea come un bancomat”, avvertono gli autori. Quello che emerge dalle indagini è che Bruxelles ha finanziato circa “227 mafiosi, che, fingendosi puliti, sono riusciti a percepire quasi 7 milioni di euro in aiuti comunitari”. Così la comunità europea ha finanziato a sua insaputa i clan.

Articolo di Chiara Carbone su ilfattoquotidiano.it

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Amicizia su Facebook poi i furti In manette banda di minorenni

SI TRATTA DI UNA NOTIZIA VERA

aca398689b56Sei le persone arrestate e sette denunciati, tra cui anche due ragazze che convincevano i coetanei a farsi invitare a casa per poi svaligiare, assieme ai loro complici, gli appartamenti

Chiedevano l’amicizia ai ragazzi su Facebook, si facevano invitare nel loro appartamento e svaligiavano casa. Era il metodo di una banda di ladri arrestata nella capitale dai carabinieri del Nucleo radiomobile di Roma. Sono 6 le persone arrestate e 7 le denunciate. Tra loro anche due ragazze romane, minorenni e di buona famiglia, incaricate di avvicinare i coetanei su Facebook convincendoli a farsi ricevere a casa, in assenza dei genitori.

Dopo essere state ricevute a casa, una di loro si nascondeva nell’appartamento dopo aver finto di allontanarsi. Poi, con il pretesto di una passeggiata, la seconda ragazza usciva con il proprietario di casa lasciando l’amica, che dava ‘campo libero’ alla banda per razziare l’appartamento.

Altri furti sono stati messi a segno in bar tabacchi, negozi vari e anche negli uffici del comune di Mentana, dove erano state portate via 1.000 carte d’identità in bianco che i carabinieri, nel corso del blitz scattato all’alba, hanno recuperato assieme a migliaia di euro.

Dopo i furti commentavano i loro colpi su Facebook e via sms. E in ricordo delle loro ‘imprese’, si fotografavano e si filmavano con la refurtiva. Ora la loro posizione è al vaglio degli inquirenti.

(16 maggio 2013) (REPUBBLICA)

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La bufala del simbolo di Satana sui nuovi cinque euro

Qualcuno è arrivato a credere che sui cinque Euro vi sia il simbolo di Satana.
Si tratta di una bufala !

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medicina Sla La bufala cinese

Leggete questo editoriale di Mauro Pichezzi, Presidente di Viva la Vita onlus, racconta il caso del neurochirurgo di Pechino Huang (questa è una notizia vera).

sla-blogtaorminaFinalmente si sa qualcosa su Hongyun Huang. A qualche anno di distanza la comunità scientifica internazionale ha avuto la possibilità di valutare i risultati del neurochirurgo di Pechino che millantava di aver ottenuto risultati significativi nella cura della SLA.

Questa tanto attesa chiarezza si deve al professor Bruce Dobkin e al suo articolo in cui vengono descritte le fallimentari esperienze cliniche di 7 pazienti mielolesi americani che nel 2004 avevano deciso di farsi operare da Huang. In effetti Huang millantava miracoli e non aveva mai accettato di confrontarsi apertamente con la comunità scientifica internazionale, trattenendo gelosamente per sé i dettagli di un trattamento che costava un sacco di soldi e che veniva effettuato senza alcun effetto (se non qualche seria complicanza post intervento).

D’altronde la speranza non è soltanto l’ultima Dea e non ha prezzo, ma soprattutto chi può avere il coraggio di negarla a chi è totalmente disperato? Oggi nel nostro bel Paese abbiamo un fatto nuovo. Il Professor Davide Vannoni, laureato in scienze cognitive, afferente alla Facoltà di scienze politiche, economiche e sociali, e non alla facoltà di medicina, scrive una lettera aperta ad una signora affetta da SLA, da poco scomparsa. Il professore le chiede scusa, implora il suo perdono perché, in buona sostanza, alcuni burocrati scriteriati non le hanno consentito di curarsi con il metodo che ormai ha preso il suo illustre nome.

Un amico mi ha chiamato e mi ha chiesto: “Ho letto la lettera sul giornale. Ma se Vannoni ha una cura per la SLA perché non gli fanno curare i malati?” Già, perché? Penosamente, ho dovuto rispondergli, spostando l’orizzonte del problema su un orizzonte più ampio, e raccontandogli di Hongyun Huang e dei tanti viaggi della speranza cui ho dovuto, impotente, assistere nel corso degli anni. “Ma come si può togliere la speranza ad un malato di SLA?” ha insistito il mio buon amico. E io gli ho suggerito: “In effetti la speranza non si può togliere a nessuno, ma occorre orientarla.”

Vannoni infatti sostiene che il suo metodo sia scientifico ed efficace. Lo dimostri con gli strumenti della scienza e ne consenta di misurarne l’efficacia. Ma non ha avuto sinora il coraggio di farlo e non merita la nostra speranza. Noi aspettiamo con ansia la cura della SLA. Noi viviamo con la SLA, come malati e familiari. E siamo così fragili e pieni di speranza che consentiremmo a chiunque di fare qualsiasi cosa di noi e del nostro corpo.

Tanto, mi chiedo, cosa abbiamo da perdere se abbiamo una malattia inguaribile e feroce come la SLA? Se qualcuno, medico, filosofo o sciamano, venisse a iniettarmi venti grammi d’oro in una vena del petto, io sarei pronto. La speranza è tutto. O quasi. Restano davanti ai miei gli occhi di mio padre che imploravano un rimedio a quella lenta e impietosa progressione della malattia. Restano i miei occhi che davanti ai suoi avevano in fondo la disperata certezza che una cura non esisteva, con la speranza, quella sì inarrestabile, che un giorno, troppo tardi per lui, sarebbe arrivata.

Aiutateci allora, aiutateci a orientare quell’insopprimibile speranza, senza volare in Cina da Huang o guidare fino a Brescia da Vannoni. Le loro certezze sono troppo pericolose per noi che senza difese daremmo a chiunque una possibilità, anche quella di ucciderci.

Lo Stato. Ecco di chi abbiamo bisogno noi, malati e familiari di malati, abbiamo bisogno dello Stato e delle sue Leggi. Leggi certe, forti, umane e rassicuranti come la Costituzione da cui discendono. Per capirci non proprio come il recente Decreto Legge del ministro della Salute che autorizza, in nome della campagna mediatica di Vanoni e della sua Fondazione Stamina, e a dispetto della comunità scientifica nazionale e internazionale, “trattamenti su singoli pazienti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali, anche se preparati presso laboratori non conformi ai principi delle norme europee di buona fabbricazione dei medicinali”. A questo siamo? Lo Stato autorizza farmaci preparati in laboratori non conformi alla legge? Trionfa la disperazione. Si fa largo anche fra le Istituzioni.

Il mio amico mi ha richiamato poco dopo e mi ha chiesto: “Ma d’altronde cosa ha da perdere una malato di SLA?” Gli ho risposto con sicurezza e con forza: “Rischia di perdere la Speranza!”

di Mauro Pichezzi, Presidente di Viva la Vita onlus

fonte: vita.it

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