I carabinieri hanno smascherato una «bufala» su due presunti picchiatori incappucciati che si aggiravano di notte e aggredivano i passanti a Cammarata, nell’Agrigentino. La notizia si era diffusa a macchia d’olio attraverso i social e aveva creato allarmismo
CAMMARATA (Agrigento) È come se il diavolo si fosse annidato fra i contatti di facebook e WhatsApp, «lambendo la casa del Signore», diceva con preoccupazione fino a un paio di giorni fa e ripete adesso con sollevata ironia don Liborio Russotto, il parroco di Cammarata dove una classica fake news, una bufala poi smascherata dai carabinieri, ha sconvolto la cittadina arroccata sui monti a metà fra Palermo e Agrigento. Col terrore che davvero nel quartiere della chiesa intitolata a San Vito e non solo girassero la sera due brutali picchiatori incappucciati, pronti a bastonare e pestare i passanti, comprese le parrocchiane all’uscita dalla Messa.
L’indagine
Un incubo proiettato fra i social da un messaggio all’altro, copiato e ricopiato, lanciato e rilanciato, ogni volta con qualche particolare in più perché c’era chi aveva saputo del bastone, delle mani insanguinate, dei cappucci calati correndo dietro le vittime. Dettagli che dilagavano nelle chiacchiere rimbalzate dai ragazzi esperti di smartphone a genitori e nonni, magari non avvezzi al linguaggio digitale. Con l’effetto di fare apparire l’invenzione una realtà, trasformata comunque in paura reale, seppure provocata da spinte virtuali. Fino ad echeggiare fra scuole, bar e negozi, uffici e Comune, compresa la caserma dei carabinieri dove il capitano Gaetano Patti s’è subito messo alla caccia degli aggressori con appostamenti notturni e interrogatori a tappeto conclusi nella certezza della bufala. Ma prima di arrivare all’ultima sequenza con il lieto fine due ragazzi hanno rischiato il peggio perché uno studente li aveva fotografati in un angolo buio, come si dice nei polizieschi, con fare sospetto. Un’istantanea finita, come ormai succede, istantaneamente su centinaia di altri cellulari. E quindi con la scoperta immediata di due nomi subito cercati e trovati su Facebook. Dove è bastato vederli immortalati in foto incappucciati e insanguinati per additarli come i picchiatori seriali dei quali, però, si continuava a parlare senza una denuncia, senza una vittima, senza un graffio. Obbligatori il controllo dei profili e gli interrogatori di quei due ragazzi disorientati, poi salvati dal capitano Patti: «Erano foto macabre scattate per carnevale, un gioco senza alcun rapporto con quelle voci».
Il parroco e l’appello
Ecco perché l’ufficiale, dopo serate passate con i suoi uomini in borghese fra vicoli e piazze del quartiere, si è presentato in parrocchia mentre cento persone allarmate parlavano di fantasmi pur essendo riunite per organizzare la festa di maggio in onore al Santissimo Crocifisso degli Angeli. E don Liborio adesso benedice ufficiali e sottufficiali: «Grazie ai carabinieri siamo usciti da una ossessione. Tutti caduti nella trappola di una falsa notizia partita da un furfante ancora senza nome e amplificata da tutti noi». Morale? «Usiamo davvero male queste diavolerie. Io non so fare zapping sul telefonino. Ne ho uno di 39 euro. So solo ricevere. Faccio fatica anche a comporre i numeri. Ma c’è chi lo usa come fosse il diavolo…». E legge con soddisfazione l’appello della presidente della Camera Laura Boldrini, bersaglio anche lei delle bufale online, promotrice dell’iniziativa «bastabufale»: «Tanti si inventano cose e frasi mai dette per suscitare odio». Ma a Cammarata con l’aggravante di far dilagare anche la psicosi dell’aggressione.
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