Mosca accusa il gruppo Jaysh al-Islam di aver sparato con i mortai su sei centri abitati nella provincia di Damasco e respinge l’accusa di aver effettuato raid aerei su zone abitate da civili
La foto del piccolo Omran, il bambino di 5 anni ritratto all’interno di un’ambulanza coperto di sangue e polvere dopo essere stato estratto dalle macerie della sua casa colpita il 17 agosto da un bombardamento, è diventata l’immagine simbolo del conflitto siriano. Dopo la diffusione dello scatto è stata avanzata dalle Nazioni Unite la proposta di una tregua umanitaria di 48 ore ad Aleppo. Una proposta accolta ieri dalla Russia, principale alleato di Damasco. Il ministero della Difesa russo ha contestualmente respinto l’accusa di aver effettuato il raid aereo sulla zona Al-Qvatergi che avrebbe causato la morte di otto civili, tra cui 5 bambini. “Abbiamo già più volte sottolineato – ha dichiarato il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa di Mosca – che gli aerei militari russi impiegati nell’operazione in Siria non attaccano mai bersagli che si trovano in zone abitate dai civili. Ciò riguarda in particolar modo la zona di al Qaterji di Aleppo menzionata dai mass media occidentali” che “è adiacente ai due corridoi per il passaggio sicuro dei civili recentemente aperti nell’ambito dell’operazione umanitaria russa”
A chiedere 48 ore di tregua era stato nella giornata di ieri era stato l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, perché a causa dei continui bombardamenti era impossibile fare arrivare i convogli alla popolazione locale. “Nemmeno un convoglio umanitario ha potuto raggiungere la parte assediata di Aleppo”, ha sottolineato De Mistura, in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla televisione panaraba Al Jazeera, riferendosi ai quartieri orientali della città controllati dagli insorti. “Quello di cui abbiamo bisogno oggi sono fatti. Il nostro messaggio è chiaro: chiediamo una pausa di almeno 48 ore per Aleppo, per cominciare”, ha detto de Mistura.
Invito al quale aveva risposto, appunto, la Russia, che con il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa, si era detta disponibile ad osservare questa prima “pausa umanitaria” di 48 ore la prossima settimana come “progetto pilota”. Per quanto riguarda date e orari di inizio e fine della tregua, secondo il generale “saranno fissati dopo che i rappresentanti delle Nazioni Unite avranno fornito informazioni sui tempi di preparazione dei loro convogli umanitari e i partner americani avranno confermato le garanzie della sicurezza del loro transito”. Intanto, però, sempre da Mosca erano arrivate le accuse ai ribelli di aver violato le tregue temporanee istituite per consentire l’accesso ai convogli umanitari. Tregua che sarebbe stata violata sei volte nell’arco di 24 ore nella regione di Damasco e una volta in quella di Latakia. A sostenerlo è il ministero della Difesa russo che accusa il gruppo Jaysh al-Islam di aver sparato con i mortai su sei centri abitati nella provincia di Damasco e il gruppo Ahrar al-Sham di aver “attaccato unità delle forze armate siriane vicino alla montagna di Abu Ali, nella provincia di Latakia”.
Fonte: ilfattoquotidiano | sullo stesso orgomento : link