Molti Giornali si stanno occupando di questa “notizia” che è soltanto una bufala colossale, che si riporta per dovere di cronaca, si precisa che le immagini sono tratte da un film porno, le “infermiere” sono giapponesi e non cinesi… La professione è ormai sorpassata poichè da anni esiste un macchinario che assolve il compito senza interventi “manuali”. A Shangai non c’è nessuna banca dello sperma nella quale lavorino masturbatrici ad assistere i donatori
Riemerge dalla rete una bufala dimenticata e riverniciata di fresco, quella delle masturbatrici addette ai prelievi in una banca dello sperma di Shanghai.
ESSI RITORNANO – Questa volta la bufala è resuscitata in Portogallo, pare su un sito portoghese gestito da un gruppo omosessuale, come testimonierebbero le descrizioni delle immagini impiegate, che impiegano il termine “punheteiras” e diversi link alla “fonte” ripresi su Facebook o nei post di alcuni blog.
SOLO UN PORNO – Le immagini usate per illustrare la “notizia” provengono da un film porno, come si evince facilmente dal marchio impresso su alcune di queste, SOD (Soft On Demand) è infatti un gruppo di compagnie giapponesi che si occupano di produrre film per adulti. La SODcreate è una sua divisione, attiva nella produzione di film porno.
I DETTAGLI – La bufala si dilunga nel dettaglio, cercando di rendere più verosimile la cosa, e rivela che la “pugnettiste” ricevono uno stipendio equivalente a circa 1.200 euro al mese. Poi spiega che “invece” negli Stati Uniti le banche del seme forniscono riviste pornografiche per agevolare l’operazione, mentre in Italia i donatori si devono arrangiare in proprio.
LA SMENTITA DEL 2008 – Peccato che non sia vero e che la bufala sia vecchia di un lustro, già nel 2008 infatti la “Shanghai Sperm Bank”, aka Renji Hospital, era stata costretta a emettere un comunicato stampa per smentire la “notizia”, che anche allora si era diffusa come un lampo. L’ospedale ha infatti precisato di non avere mai avuto personale femminile addetto a tali funzioni, che i donatori fanno da soli in una stanza riservata e che mai e poi mai all’interno dell’ospedale è stato permesso effettuare riprese di donatori o pazienti, per i comprensibili motivi di rispetto della privacy.
Fonte: Giornalettismo
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